Cronache

Tutti pazzi per lo street food, ma con il cibo della tradizione locale

Oltre la metà degli italiani mangia il cibo di strada, ma 7 su 10 preferiscono, a prodotti stranieri come hot dog e kebab, le specialità della tradizione locale: arancine, arrosticini, polenta, piadina romagnola e olive ascolane

Tutti pazzi per lo street food, ma con il cibo della tradizione locale

Più di un italiano su due acquista il cibo di strada, ma preferisce il cibo della tradizione locale a quello più esotico.

Con l'arrivo della bella stagione, dal mare alle città, si moltiplicano le occasioni per assaggiare il cibo di strada che viene acquistato dal 52 per cento degli italiani. È quanto emerge dall'indagine Coldiretti/Ixè sullo street food divulgata in occasione di GNAM!, Festival Europeo del Cibo di Strada che sarà aperto a Roma al laghetto dell'Eur fino al 14 maggio.

"Un fenomeno storicamente presente in Italia che sta vivendo - ha sottolineato la Coldiretti in un comunicato - una nuova stagione di successo anche grazie alle nuove tecnologie, perché concilia la praticità con il costo contenuto". Secondo i dati Coldiretti, tra coloro che mangiano cibo di strada ad essere nettamente preferito dal 69 per cento è il cibo della tradizione locale che va dalla piadina agli arrosticini fino agli arancini, mentre il 17 per cento sceglie quello internazionale come gli hot dog e solo il 14 per cento i cibi etnici come kebab, falafel.

Un fenomeno che ha avuto una vera esplosione con la comparsa di mezzi mobili tecnologicamente avanzati cosiddetti "food truck" per la preparazione e l'offerta delle diverse tipologie di prodotti, ma anche la nascita di catene specializzate. "Il fenomeno del cibo di strada - ha proseguito Coldiretti - ha radici molto antiche che risalgono al tempo dei Romani dove gran parte della popolazione era spesso solita gustare i pasti in piedi e velocemente in locali aperti in prossimità della strada".

Per questo l'Italia con le sue numerosissime golosità gastronomiche può vantare una tradizione millenaria come dimostrano le diverse specialità locali apprezzate dagli amanti dello street food come gli arancini siciliani, la piadina romagnola, le olive ascolane, i filetti di baccalà romani, gli arrosticini abruzzesi, la polenta fritta veneta, le focacce liguri, il pesce fritto nelle diverse località marittime e gli immancabili panini ripieni con le tipiche farciture locali che vanno dai salumi ai formaggi senza dimenticare la porchetta laziale.

"Con gli stili di vita salutistici spazio anche - aggiunge Coldiretti - all'innovazione nella tradizione con nuove pozioni naturali con la crescente offerta di prodotti salutistici come la frutta presentata in tutte le diverse forme, dai centrifugati ai frullati, dagli smoothies ai pezzettoni. Una offerta che piace molto anche ai turisti italiani e stranieri alla ricerca delle specialità locali".

Non è un caso che più di sei stranieri su dieci durante le vacanze in Italia fanno shopping di cibo che viene acquistato nel 39 per cento dei casi proprio nei mercati di strada e dagli ambulanti che rappresentano la forma di vendita più genuina per i turisti, secondo le elaborazioni Coldiretti sullo studio "In viaggio attraverso l'Italia" di Confimprese. "Un patrimonio che va adeguatamente tutelato - continua Coldiretti - rispettando, soprattutto nei centri storici, l'identità alimentare locale".

Coldiretti sostiene che "la crescita del cibo di strada deve essere accompagnata dalla difesa del radicamento territoriale per evitare un impoverimento della varietà dell'offerta, ma anche uno scadimento qualitativo e una omologazione verso il basso che distrugge le distintività".

A sostenere il percorso di qualificazione dell'offerta alimentare in questo settore ci sono gli oltre mille mercati degli agricoltori che si sono diffusi in molte grandi e piccole città grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha realizzato la più vasta rete di vendita diretta a livello mondiale.

In questi mercati si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall'agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo.

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