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L’incremento del 13% delle enoteche italiane fa crescere la cultura del vino

Il dato è rilevato da un’indagine nata dalla collaborazione di Coldiretti con la camera di commercio di Milano. La percentuale si riferisce all’incremento delle enoteche nell’intervallo di tempo degli ultimi cinque anni. Un lustro molto significativo che ha visto tendenze e cambiamenti toccare molti aspetti in ambito enoico, dai dati di vendita alle abitudini al consumo.

L’aspetto più significativo della crescita di questi esercizi commerciali, è da individuarsi innanzitutto nella propensione del consumatore medio a tendere verso la qualità. Quella che una volta era prerogativa di pochi, oggi si è fatta sempre più esigenza comune relativamente al potenziale di spesa e sono sempre in aumento quelli disposti ad abbandonare i banchi della Gdo per scandagliare gli scaffali di un’enoteca.

Il fenomeno non fa distinzioni da nord a sud, anche se risulta più marcato nei grossi centri come evidenziano i numeri forniti da Coldiretti. Le tre città con il maggior numero di questi esercizi sono Napoli (546), Roma (482) e Milano (264) ma quelle con gli incrementi di crescita maggiori sono Bologna (+170%), Foggia (+68%), Verona (+66%), Cuneo (+65%) e Messina insieme a Milano (+63%).

Questi valori evidenziano anche come il ruolo del vino nella società italiana sia mutato nel tempo. Una volta veniva considerato addirittura tra gli alimenti quotidiani per il suo apporto calorico, ma nel tempo l’evoluzione degli stili di alimentazione ha portato a ridurne drasticamente il consumo pro capite, fino al minimo storico dei 33 litri l’anno.

Oggi l’approccio al vino si sposta sempre di più verso il fattore culturale e sempre secondo Coldiretti, lo dimostrano l’inversione delle tendenze al consumo del 2017. L’aumento deciso negli acquisti registrati da parte delle famiglie pari al 3% ma soprattutto le preferenze d’acquisto, che vedono un incremento dei vini Doc (+5%), delle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%) a scapito degli acquisti di vino comune (-4%).

Secondo l’indagine oggi il consumatore associa al vino l’emblema di uno stile di vita sano, attento all’equilibrio psico-fisico ed al benessere della propria dimensione, ben lontano dai modelli passati di assunzione smodata e deleteria di alcol. La riprova della tesi, afferma Coldiretti, sarebbe da rintracciarsi nell’interesse sempre maggiore riscosso dalle attività culturali legate al vino.

Dai corsi di Sommelier alle degustazioni sono tutte occasioni di approfondimento sulle caratteristiche di vini e territori, alle quali si aggiungono feste, sagre ed eventi che riguardano il vino e a cui  hanno partecipato circa 16 milioni di italiani nell’ultimo anno.

Il segno di un consumo maturo e consapevole in cui il ruolo delle enoteche è molto importante se non decisivo. Negli anni si sono trasformate puntando sempre più sulla sostanza. Se qualche tempo fa non era difficile imbattersi in locali che dell’enoteca avevano solamente il nome, oggi la stragrande maggioranza è condotta in maniera competente e rassicurante per il cliente.

Sono loro infatti a causare l’allontanamento del cliente dallo scaffale del supermercato. Armati da una sana passione, bottiglia dopo bottiglia costruiscono con il cliente un rapporto di fiducia e il loro intento principale non è più quello di rifilare la bottiglia più costosa, come forse qualcuno faceva in passato. Oggi l’enotecario è quasi un mentore enoico, capace di capire quello che il cliente desidera per accompagnarlo al meglio.

Ogni bottiglia acquistata ha il suo perché e contribuisce a costruire un proprio percorso di approfondimento culturale personale. Nel prezzo di un acquisto in enoteca bisogna considerare anche il fattore di questa assistenza, capace di rendere un vino sempre interessante e mai fine a se stesso. Un compito importante quindi, quello che le enoteche svolgono nella promozione di questo patrimonio culturale italiano e che, sempre secondo Coldiretti, vede la presenza femminile guidare il 27% degli esercizi, insieme ad un grande impiego di giovani stimato al 12% con punte del 25% al sud.

Da sfatare anche il tabù dell’impegno economico per il consumatore, perché se è vero che in enoteca possiamo trovare vini di ogni prezzo, avremo anche la possibilità di raggiungere bottiglie di piccoli produttori locali  dalla spesa più che accessibile ed impossibili da reperire nella Gdo.  L’enoteca è una via senza ritorno perché il consumatore che impara li a spendere tra i sei e i dieci euro, difficilmente tornerà al supermercato e per il vino Italiano questo non può che essere un bene.

Bruno Fulco


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